L‘Ayurveda non è soltanto una scienza, ma anche una filosofia. Tutte le scienze indiane hanno una base nella filosofia. Queste filosofie non sono solo dei sistemi logici, ma riflettono profonde esperienze nel campo della meditazione. L‘Ayurveda, che si occupa del mantenimento, miglioramento e prolungamento della vita in generale e di quella umana in particolare esamina la natura e l‘universo a partire dagli attributi e dalle azioni.
L‘Ayurveda accoglie il concetto vedico che il Microcosmo (l‘individuo) e il Macrocosmo (l‘universo) sono identici e che l‘Uomo è la miniatura della Natura. Pertanto, l‘Ayurveda sj occupa anche delle teorie dell‘evoluzione e della creazione dell‘universo.
Le differenti filosofie dell‘India affrontano il processo della creazione da differenti punti di vista. Vi sono sei sistemi filosofici che derivano dai Veda e sono chiamati sistemi vedici. Quelli che invece non si basano sui Veda sono chiamati sistemi non vedici. Il contributo principale all‘Ayurveda è stato dato dai sistemi vedici, di cui il Sankkva—Yoga e il Nyaya—Vaisheshika sono i più importanti.
Nyaya—vaisheshika —
Il sistema Nyaya si occupa dei mezzi per acquisire conoscenza, detti anche prove (Pramana). Esso accetta quattro metodi per una acquisizione corretta della conoscenza: Pratyaksha o percezione diretta tramite i sensi e la mente, Arnumana o deduzione, Upamana o analogia e Shabda o la parola proveniente da una fonte autorevole. L‘Ayurveda accetta per principio questi quattro mezzi per arrivare alla
verità delle cose.
Il sistema Vaisheshika si occupa della creazione dell‘universo e spiega le sei categorie di conoscenza o oggetti di cognizione (Prameya). Questi sono sostanza (dravya), qualità (guna), azione (karma), somiglianza (samanya), diversità (vishesha) e relazione infrangibile (samavaya).
Il Vaisheshika presenta una teoria atomica della creazione (Paramanuvada), secondo la quale la terra, l‘acqua, la luce (il fuoco) e il principio del movimento (l‘aria) sono creati tramite la combinazione degli atomi di queste sostanze base. Anche la mente ha un singolo atomo in ciascun individuo.
L‘Ayurveda, analogamente, afferma che il corpo si sviluppa in seguito all’unione di differenti particelle. Secondo il Vaisheshika, la diversità che si può osservare nell‘universo proviene dalla trasformazione degli atomi della terra (materia grossolana) risultante dal loro contatto con il calore.
L‘Ayurveda accetta questa teoria e asserisce che tutte le trasformazioni del corpo, sia anaboliche che cataboliche, avvengono soltanto a causa dell‘esistenza del principio del fuoco (Agni) all‘interno del corpo. Se questo principio di calore è normale, l‘individuo gode di buona salute e se è anormale si produce la malattia. La morte sopravviene nel momento in cui Agni cessa di funzionare all‘interno del corpo.
Sostanze, qualità e azioni simili sono responsabili dell‘aumento nel— l‘organismo dei tre umori biologici (dosha), dei sette tessuti (Dhatu) e dei tre materiali di scarto (Mala). Questo è il semplice principio del simile che accresce il simile. Sostanze, qualità e azioni antagonistiche fanno diminuire gli stessi fattori. Questo è il principio delle cose che vengono equilibrate o curate dai loro opposti. Per mantenere la salute e curare la malattia a necessario comprendere queste somiglianze e antagonismi in accordo con i fattori causativi di salute e malattia.
Le sostanze del corpo vengono aumentate tramite l‘utilizzo e l’assimilazione di sostanze simili prese da-l mondo esterno e vengono diminuite dall‘uso di sostanze antagoniste. Ecco che il principio ayurvedico del trattamento sia in stato di salute che in stato di malattia (dieta e comportamento) è quello di usare mezzi o simili o antagonistici a seconda delle necessità della particolare condizione.
La teoria farmaceutica ayurvedica si basa sulla descrizione che viene data nel Vaisheshika di dravya, guna e karma. Le sostanze (dravya) creano le azioni (karma) in accordo alle loro qualità (guna). Le sostanze calde producono calore, mentre le sostanze fredde producono freddo. L‘Ayurveda descrive venti qualità appartenenti alle cinque sostanze fondamentali chiamate i cinque grandi elementi. Tutte le sostanze sono applicate in accordo al principio della somiglianza e dell‘antagonismo.
Sankhya e yoga
Sgbbene l‘Ayurveda utilizzi certi principi importanti presi dal Vaisheshika, il sistema Sankhya—Yoga fornisce la filosofia di base. La teoria Sankhya della creazione non si ferma al livello dei cinque elementi come quella del vaisheshika, ma mette in rilievo la causa ultima ad un livello estremamente sottile. Benché esistano cinque differenti categorie di conoscenza al livello degli organi di senso, ne esistono tre al livello della mente e soltanto uno al livello dell‘intelletto. Ogni sensazio— ne può essere analizzata al livello mentale secondo tre categorie — piacevole, neutra o dolorosa. Queste sono descritte dal Sankhya col nome dei tre guna — Sattva, Rajas e Tamas. La forma combinata o equilibrata di questi tre guna è chiamata Prafriti o Natura primaria ed è la causa ultima di questa creazione.
Il processo dell‘apprendimento della conoscenza si verifica soltanto al livello dell‘intelletto, a prescindere dalla natura piacevole, neutra o dolorosa della conoscenza. Pertanto, deve esservi qualche altro principio ultimo responsabile di questo conoscere e deve essere onnisciente. Il Sankhya chiama questo principio Purusha o pura coscienza.
Prakriti e i suoi tre guna sono responsabili della diversità nell‘universo, mentre l‘esistenza del Purusha è responsabile dell‘unità. Questi due, Prakriti e Purusha, sono le cause ulti me onnipresenti onnipervadenti e senza altra causa dell‘universo. Quando essi si combinano la creazione ha inizio e quando si disgiungono la creazione ha termine. Il termine della creazione, secondo il Sankhya, corrisponde al riassorbimento della creazione nel suo Creatore, ossia l‘effetto che ritorna alla causa.
L’anima all‘interno degli esseri viventi riflette il Purusha, mentre i rivestimenti materiali — inclusi corpo, mente e intelletto — derivano dalla Prakriti.
Il fine del Sankhya è di dare distacco e liberazione (moksha) al Purusha. Lo stato di distacco permanente dell‘anima è quello stato assoluto di gioia infinita che è peculiare alla coscienza. La maggior parte delle filosofie indiane ha come scopo questo stato di liberazione.
Sebbene l‘Ayurveda accetti l‘assoluto distacco dell‘anima e descriva lo stato della liberazione come lo scopo finale del trattamento medico, per ovvi scopi pratici non pone su questo concetto alcuna enfasi. Non consiglia di trascurare il corpo, per quanto effimero esso sia, ma insiste sulla necessità di curarlo, di prevenire un declino prematuro, di promuoverne la stabilità e di riempirlo di vitalità e di vigore per poter prolungare la sua esistenza.
Contemporaneamente, consiglia anche di esercitare la moderazione, di coltivare il distacco e di compiere qualche sforzo per la propria realizzazione spirituale. Il Purusha (l‘anima) accompagnato alla Prakriti (il corpo) è considerato dall‘Ayurveda il vero individuo per gli scopi pratici di promuovere la salute e curare la malattia. Pertanto, l‘Ayurveda si rivolge alle necessità della persona ordinaria. A partire da questi due principi fondamentali, Prakriti e Purusha, il Sankhya delinea i ventitre principi basilari dell‘esistenza.
La visione ayurvedica della creazione è molto pratica. Essa suppone che la creazione degli organi di senso e di azione origini soltanto dai cinque elementi grossolani (il Sarnkhya ne considera l‘origine dall‘ego influenzato da Tamas). Il Sarkhya considera il Purusha come un‘entità completamente separata dalla Prakriti, mentre l‘Ayurveda accetta che l‘anima è unita al corpo, o Prakriti.
Il Sankhya afferma che, secondo la legge della trasformazione (Parinamavada), la Prakriti, in quanto combinazione dei tre guna, è sempre soggetta a continui mutamenti. A causa delle infinite possibili combinazioni di queste tre qualità fondamentali, il cambiamento si verifica ad ogni istante.
L‘Ayurveda accetta questa legge di trasformazione e la spiega come la ragione dei fenomeni di creazione e di distruzione che avvengono continuamente nel corpo e nel mondo.
Al livello degli organi di senso e della mente, un aumento di Sattva, la qualità della purezza, fornisce il giusto sapere all‘intelletto, dona il coraggio e la determinazione per evitare le cose momentaneamente piacevoli ma dannose e aumenta la capacità mnemonica, dona felicità in genere. Ne consegue che l‘aumento della qualità di Sattva, favorito dalla dieta e dallo stile di vita regolato, è raccomandato dall‘Ayurveda. D‘altra parte, un aumento di Rajas o di Tamas, le qualità dell‘agitazione e dell‘ottusità della mente, è ritenuto responsabile di decisioni sbagliate, paura e perdita della memoria e infelicità in genere.
Il sistema Yoga assiste l‘Ayurveda fornendo metodi che favoriscono l‘aumento di Sattva, diminuendo Rajas e Tamas e di conseguenza riequilibrando la mente. Lo Yoga, a questo scopo, consiglia un regime di dieta e di comportamento che in sanscrito viene chiamato Yama e Niyama.
Mimamsa e Vedanta
Anche queste due filosofie hanno dato il loro contributo all‘Ayurveda. Il Mimamsa afferma che ogni anima, o Purusha, è eterna e viaggia nel grande ciclo di nascite e morti ripetute. Una persona sperimenta dolore o piacere in accordo alle azioni compiute in questa vita o in quelle passate. L‘incurabilità di certe malattie viene spiegata dall‘Ayurveda con questa legge del karma. Non tutte le malattie sono ri—conducibili a trattamenti fisici o anche psicologici. Alcune malattie sono dovute al karma e devono essere sopportate, oppure possono essere alleviate grazie a metodi di purificazione spirituali o religiosi.
La visione ayurvedica dell‘innata libertà dell‘Anima (Atmar) da tutti i legami di dolore e piacere e la realizzazione finale dell‘identità dell‘anima individuale con l‘anima universale è presa dal Vedanta. L‘Ayurveda, come il Vedanta, si basa sul principio della conoscenza del sé e mira alla realizzazione del sé ossia la conoscenza del Sé Unico e Divino che dimora in tutti gli esseri. Inoltre, in accordo al Vedanta, ciascuno degli elementi grossolani si sviluppa grazie alla combinazione di tutti e cinque gli elementi primordiali (Tanmatra). Discostandosi dal Sarnkhya, l‘Ayurveda accetta questo concetto del Vedanta.